domenica 5 dicembre 2010

Probabilità...

...durante uno dei miei innumerevoli viaggi di ritorno da roma ho trovato poggiato su una panchina dei fogli piegati...erano lì abbandonati e stava piovendo, preoccupato che si rovinassero ed andassero persi per sempre li ho raccolti e portati via con me...me li sono letti sul treno e li ho capito che forse avevo fatto una cazzata...però oramai l'avevo fatto...l'unico modo di ricucire all'errore fatto è quello di riscrivere qui il contenuto delle pagine trovate, forse sono ancora in tempo...



Il ragazzo con gli occhiali e pochi capelli camminava veloce sul marciapiede, come sempre aveva l’ipod che gli mandava musica nel cervello. Non stava andando da nessuna parte in particolare, ma sembrava sicuro di se nel suo camminare a passi veloci. Mentre camminava l’ipod passò ad una canzone più lenta, come se seguisse la musica il ragazzo rallentò i propri passi, proprio mentre rallentava il passo ed alzava lo sguardo verso il cielo azzurro di una fredda mattina di dicembre, si trovò di fronte a due occhi profondi che incrociarono i suoi occhi tristi. Quello scambio di sguardi fece cambiare strada al ragazzo, che per alcuni passi seguì la ragazza, lui si lasciò guidare dal profumo dei suoi capelli biondi. Ma lei era troppo veloce per lui e dopo pochi metri era sparita. Il ragazzo con gli occhiali per un attimo rimase bloccato, come una canzone che si ripete in continuazione, iniziò a ripensare a quel momento in cui aveva incrociato i suoi occhi con quelli della ragazza, per un attimo avrebbe voluto che il tempo si fermasse, come quando si mette in pausa una canzone. Di certo non l’avrebbe più rivista, quindi rimise in play l’ipod e ripartì per la sua strada, pensando che questa era l’ennesima punizione per tutto il male che aveva fatto nella sua vita: trovare la felicità e nello stesso tempo perderla. Le canzoni passarono e con esse i giorni. Nel frattempo la ragazza con i capelli profumati era entrata in un’agenzia di viaggi. Doveva comprare un biglietto per Roma, era tanta la voglia di prendersi una pausa dalle sue giornate. Entrata nell’agenzia nessuno potè fare a meno di voltarsi per guardarla, la sua non era una bellezza da copertina, quello che faceva di lei una calamita erano i suoi occhi, la ragazza oramai non ci faceva nemmeno più caso. Preso il biglietto per Roma la ragazza tornò a casa sorridendo, perché si era ricordata degli occhi tristi di quel ragazzo con gli occhiali che aveva incrociato cinque minuti prima, sorrideva perché in quegli occhi, per la prima volta dopo tanto tempo, aveva visto solo due occhi tristi che guardavano i suoi occhi. Il ragazzo con gli occhiali vide scorrere il tempo davanti ai suoi occhi tristi, fino al giorno in cui, con il suo ipod nelle orecchie si diresse in stazione, aveva un treno da prendere per tornare a casa, prima tappa Roma, accade così che, per uno scherzo del destino, mentre ascoltava una canzone che gli ricordava i posti da cui arrivava e la strada fatta per arrivare al punto in cui era arrivato, stava salendo sullo stesso treno della ragazza dai capelli profumati, ma questo lui non poteva immaginarlo e così continuò a tenere il cappellino sugli occhi e a restare concentrato sulle parole della canzone. La ragazza con i capelli profumati e gli occhi profondi salì sul treno senza voltarsi indietro, aveva troppa voglia di un’esperienza nuova per pensare a quelle esperienze che si lasciava alle spalle. Salì sulla sua carrozza, con il biglietto in mano si guardava intorno per cercare il suo posto, cercava il 23 e come sempre accade era salita vicino al posto 94, quindi doveva farsi strada fra i tanti che occupavano il corridoio, dopo alcuni minuti passati a chiedere “permesso”, “posso passare”, la ragazza arrivò al posto 23, poggiò la sua piccola borsa dietro il sedile e si sedette, i suoi occhi profondi guardavano al di fuori del finestrino, c’erano tante persone che si salutavano, alcuni si abbracciavano, altri si tenevano per mano, altri semplicemente andavano verso l’uscita. Quando il treno inizio a muoversi i suoi occhi si illuminarono al pensiero di quello l’aspettava per i prossimi due giorni, insomma si trovava ad affrontare un’avventura nuova e sperava che questa nuova avventura l’avrebbe anche resa una persona nuova, non migliore né peggiore rispetto a quello che era, ma semplicemente nuova. Proprio mentre i suoi occhi sorridevano felici si trovò ad incrociare lo sguardo di due occhi tristi che sopravvivevano su un sorriso. Per un attimo il resto dei passeggeri del treno scomparvero, rimasero solo quegli occhi che si fissavano, senza parlare, ma che si raccontavano in un attimo tutto quello che avevano passato, i lunghi viaggi, le lunghe attese, il tempo che è passato, il futuro prossimo che li aspettava. Si fissarono per molto tempo, lui non sapeva se parlare, lei aveva paura che lui iniziasse a parlare, così continuarono a fissarsi, lei prima sorrise per rispondere al sorriso di lui e per cercare di rendere i suoi occhi un po’ meno tristi, ma non ci riuscì, e quindi decise di continuare a guardare fuori dal finestrino. Lui pensò che il caso non esiste, così come non esistono le coincidenze, ma esistono solo probabilità e questo strano gioco di probabilità lo aveva riportato ad incrociare quei due occhi profondi, per questo aveva ancora stampato quello strano sorriso sulla faccia, perché stava contemplando come nulla al mondo è impossibile, ma tutto è probabile anche se con diversi livelli di percentuali, così come l’incrociare nuovamente quei due occhi aveva un bassissimo livello di probabilità, ma nonostante ciò questo evento si era realizzato. Così rimase con i suoi occhi tristi a pensare che era meglio non parlare e starsene zitti ad ascoltare la sua musica, ogni tanto cercava di sentire il buon odore dei capelli della ragazza con gli occhi profondi, questo lo rendeva felice, perché aveva la possibilità di sentire quel buon odore per le prossime tre ore, poi sapeva che le loro due strade si sarebbero divise nuovamente, ma per quel poco tempo il suo buon odore sarebbe stato solo suo. La ragazza dagli occhi profondi guardava fuori dal finestrino, sperando che lui non le rivolgesse la parola e pensando alla casa che l’aspettava, ancora un po’ di tempo e lei avrebbe avuto una casa tutta sua, questo era un pensiero che le faceva illuminare gli occhi di felicità. Gli occhi di lei erano tanto luminosi che tutta questa luce si rifletteva sul vetro del treno e rimbalzava negli occhi tristi del ragazzo con gli occhiali, così quando lei incrociò nuovamente lo sguardo di lui ebbe la sensazione che finalmente gli occhi del ragazzo fossero felici e così lei iniziò a piangere, una lacrima dopo l’altra iniziarono a scendere dai suoi occhi sulle sue guance, girando intorno alle sue labbra e scendendo sul suo collo. Lo sguardo le si appannò e non vide altro che un oggetto bianco di fronte a se, era un fazzoletto che il ragazzo con gli occhiali le stava porgendo, lo prese senza dire una parola e si asciugò le lacrime. Nel frattempo erano passate le tre ore ed i due erano arrivati a Roma. Il ragazzo con gli occhiali si rimise il cappello e con lo sguardo basso si mise in fila nel corridoio, davanti a lui c’era la ragazza dai capelli profumati, ancora per pochi minuti lui avrebbe potuto sentire il suo odore, avrebbe tanto voluto poter premere pausa, come sul suo ipod, per bloccare quel momento, ma non poteva farlo e così continuò a camminare in fila verso l’uscita, sorridendo perché pensava al fatto che ora le possibilità di incontrare nuovamente la ragazza degli occhi profondi sarebbero state ancora di meno e che lui era già stato molto fortunato nel vedere realizzato un evento con probabilità bassissima. In quel mentre la ragazza continuava a guardare fisso davanti a se, aspettando di vedere, finalmente, Roma. La città eterna la aspettava e lei sarebbe stata sua per due giorni. La ragazza iniziò a camminare verso l’uscita della stazione, notando come a Roma le persone fossero meno veloci che a Milano, e a come più spesso non solo gli sguardi delle persone si fermavano su di lei, ma anche le parole delle persone le si avvicinassero, come quel signore che le disse: “anvedi che fata!”. La ragazza dagli occhi profondi decise di andare al suo albergo a piedi, quindi passò da piazza della repubblica e da lì fino a via barberini per arrivare al suo hotel in piazza barberini, era la sua prima volta a Roma e subito fu colpita dalle fontane di roma, la fontana del tritone che era proprio di fronte al suo albergo la impressionò per la sua luminosità, nonostante fosse notte risaltava in mezzo alla piazza, con quel marmo bianco. Intuì subito che due giorni erano veramente troppo pochi per vedere tutta la città, ma questo non le importava, lei aveva imparato a prendere il meglio da tutto, anche da quello che rimane incompiuto, così come quel viaggio in treno in cui era stata di fronte a quei due occhi tristi e silenziosi, chissà cosa quel ragazzo avrebbe voluto dirle? Ora però doveva pensare a dove andare a cena, tutti le avevano detto che a Roma si mangia benissimo, qualcuno le aveva consigliato di andare nel quartiere san lorenzo ed entrare in una qualsiasi trattoria, quindi salì in camera, si spogliò, fece una doccia e poi si preparò per uscire. Da piazza barberini a san lorenzo poteva arrivare a piedi, quindi fece una bella passeggiata con gli occhi all’insù, guardando i palazzi storici di cui Roma è piena, ad ogni passo si trovava di fronte ad un edificio bellissimo, fino a che non arrivava al successivo che le sembrava ancora più bello del precedente, e così via fino a che non arrivò in una zona piena di ragazzi, giovani che si salutavano l’un l’altro, che urlavano e bevevano birra per strada, ecco quello era il quartiere san lorenzo, qualcuno le aveva detto che lo avrebbe riconosciuto come quartiere dalla presenza di studenti universitari. Lei proprio non immaginava che potesse essere possibile avere tanta gente in spazi così piccoli, ma quello che proprio non poteva immaginare era che si sarebbe ritrovata di nuovo occhi negli occhi con il ragazzo con gli occhiali, questa volta però non era da solo, era con degli amici, erano tutti in cerchio che parlavano, ridevano, si prendevano in giro. Il ragazzo con gli occhiali questa volta non l’aveva notata subito, era troppo occupato a piegarsi dalle risate e a fare battute cretine, ma come se ci fosse un filo invisibile che gli teneva la testa, in un attimo si voltò e rivide quegli occhi, che però questa volta non erano fissi nei suoi, ma erano fissi sulle luci e sui colori della via dei Volsci. La ragazza decise di ignorare il ragazzo con gli occhiali ed entrò nella trattoria. Non poteva immaginare che nella stessa trattoria avrebbe trovato il ragazzo con gli occhiali, seduto, con i suoi amici, proprio al tavolo di fianco a lei. Quando arrivò il cameriere a prendere le ordinazioni ed iniziò a prendere l’ordinazione della ragazza, lei continuò a fissare il ragazzo con gli occhiali, anche perché non conosceva nessun piatto nominato dal cameriere. Così quando il cameriere propose una bruschetta classica come antipasto, il ragazzo con gli occhiali fece segno di no con la testa, così il cameriere propose una bruschetta con il pomodoro ed il ragazzo annuì, così anche la ragazza disse che quella andava bene, quindi per tutto il tempo delle ordinazioni la ragazza fissò il ragazzo ed alla fine della cena i due si sorrisero, lui perché felice di averle fatto provare dei buoni piatti e lei felice perché aveva assaggiato dei piatti ottimi. Prima di andare via lei si alzò per andare al bagno, quando tornò il ragazzo con gli occhiali non c’era più, era andato via con tutti i suoi amici. La ragazza decise di tornare in albergo, anche perché i due giorni successivi sarebbero stati molto pieni per lei, di certo non le sarebbe più ricapitato di incrociare quegli occhi tristi, ed a lei bastava ricordare quell’attimo in cui aveva visto quegli stessi occhi tristi diventare felici ed illuminarsi, per lei questo era stato meglio di un milione di regali ricevuti. Il ragazzo con gli occhiali invece passò il resto della serata a pensare a quell’ennesimo incontro, quante probabilità c’erano? Pochissime, eppure anche in questo caso l’evento si era realizzato. Mentre era in casa dei suoi amici e non riusciva a prendere sonno il ragazzo decise di scrivere tutto quello che gli era capitato in quegli ultimi giorni, e dopo aver scritto tutto decise di ripiegare i fogli e lasciarli su una panchina della stazione termini. Nella speranza che la ragazza dagli occhi profondi ed i capelli profumati trovasse il racconto prima di ritornare a Milano. Le probabilità erano pochissime, ma in quei pochi giorni aveva imparato che anche se si hanno una probabilità su un milione quell’evento potrebbe sempre realizzarsi.

Idiota del cazzo, guarda che la storia del manoscritto trovato, per caso (seh, ad un concerto passi per caso! cit), è un espediente vecchissimo e per nulla originale. Sarebbe stato molto meglio dire che ti era venuto in mente un racconto ed hai deciso di scriverlo. Sei veramente un idiota.

2 commenti:

Rabbi' ha detto...

aho', 'a Manzoni dennoartri...

Nessuno ha detto...

Bravo rabbì! per fortuna anche tu glielo hai fatto notare! E' verametne un coglione!