lunedì 16 marzo 2009

Cose da smaltire...

...siccome l'ho scritto per evitare di perderlo o di cancellarlo come già fatto per altri racconti...
...Diario semi-serio Milano-Portharcourt (se non sapete dove è Portharcourt mi dispiace per la vostra pochezza culturale) A/R

Purpose…mmmmh meglio scopo, si deciso…lo scopo di questo diario (semi serio come dice il titolo) è quello di ricordarmi alcuni passaggi chiave di questo mio viaggio da Milano a Portharcourt andata e ritorno, visto che ad una certa età la memoria falla e poi certe impressioni è meglio scriverle quando uno le ha fresche, altrimenti ti sembrano, con il passare del tempo, ti sembrano solo dei sogni, sfuocati e a volte senza senso, di quei sogni che uno dice: “ma che cazzo ho sognato stanotte? La sera basta mangiare pesante, ad una certa età uno poi inizia ad avere difficoltà a dormire e poi quando ci riesce fai dei sogni assurdi tipo: avrei dovuto immaginarlo appena sono entrato nel taxi che da casa mi portava verso il Malpensa Express che questo viaggio sarebbe stato molto diverso da tutti quanti gli altri, si perché quando tu sali su un taxi alle sei e mezzo del mattino e senti Gigione e Donatello, no dico Gigione e Donatello!!! Ok, per coloro che non sono del sud, vabbè restringiamo l’area per colo che non sono del triangolo magico Frosinone-Caserta-Isernia, Gigione e Donatello sono due cantanti, il termine invero è un po’ forte, del tipo…avete presente Simon e Garfunkle? Ecco non proprio…avete presente Fabrizio De Andrè e Cristiano De Andrè?…Ecco in comune hanno solo il fatto di essere padre è figlio, per il resto hanno in comune più nulla…avete presente Elio e le Storie Tese? Ecco loro hanno in comune i capelli con Rocco Tanica, poi per il resto un cazzo…avete presente Silvio Berlusconi e Apicella? (Vabbè i destroidi diranno che il Berlusca non è un cantante è la nostra guida, ma i sinistroidi risponderanno che sarebbe bellissimo se fosse un cantante e non alla guida del Paese) Ecco si loro, solo con qualcosa di più dance tipo i fantastici anni 80, con dei video clip con effetti tipici di quegli anni, solo che siamo nel 2008, con dei testi simili a quelli di Toni Tammaro (se non sapete chi è Toni Tammaro, esigo che la smettiate di leggere questo diario, immediatamente), ma leggermente più impegnati e seriosi; insomma salgo su questo taxi, a Milano, sintonizzato su 105, trasmissione “a colazzzzione”, uno dice vabbè ora questi mi faranno ridere e invece accendono questa macchina del tempo, “signori e signori ecco a voi Gigione!!!”, pensiero del vostro eroe – ma tu guarda! C’è un cantante/comico/comunicatore/dijjjey che si è preso il nome di Gigione (quel coglione che girava per le feste di paese quando ero bambino e che si portava dietro il figlio con i capelli simili a quelli di una pecora appena uscita da una seduta dalla parrucchiera), ma come si fa dico io, vabbè sentiamo un po’ – “uèèèèèèè ragazzi vi ho portato il mio pezzo più conosciuto e modestamente più migliore”, pensiero del vostro eroe – cazzo, ma è lui? Che minchia ci fa su 105? Che fanno, chiudono lo Zoo e poi aprono le gabbie? Ma questo pensavo forse morto!!! – “…la campagnola bella, tu sei la reginella…negli occhi tuoi c’è l’amore…”, pensiero del vostro eroe – vabbè Gigione va pure bene, ma se sento pure Donatello giuro che mi butto fuori dal taxi in corsa – “…e con me c’è pure mio figlio Donatello, che poi si chiama Francesco, ma in arte Donatellooooooooooooo…”, pensiero del vostro eroe – basta la faccio finita, apro la porta – …”sono quindici euro!”, pensiero del vostro eroe – beh si vede che non era il momento di crepare – ecco è stato in quel momento, quando ho sentito quel “uèèèèèèè”, che ho capito, che la luce mi ha illuminato, che le porte del mio cervello finalmente si sono aperte a nuove esperienze, insomma ho iniziato a vedere il mondo con altri occhi. Ad ogni buon conto, ho preso il mio bellissimo Malpensa Express, ho iniziato a studiare il corso che avrei dovuto tenere l’indomani mattina, come ogni bravo docente che prima è discente. Arrivato al check in faccio il tentativo, sporchissimo, di chiedere se ci sono posti liberi in business…ovviamente la preparatissima hostess di terra  (salve signorina!)  della KLM non ci casca e mi dice :”si ci sono posti, sono 200 euri, che fa paga?”, mmmh meglio di no rispondo io, tanto devo studiare per tutto il viaggio, quindi non ne godrei appieno di quei meravigliosi und sconosciuti servizi e facilities. Prendo il mio biglietto e mi reco agli imbarchi, cerco di chiamare Prosciutto, ma ovviamente non è al suo posto di lavoro (poliziotto a Malpensa, controllo passaporti), penso – no questa mattina è stato un caso, vedi? Prosciutto, come ogni volta, non è al lavoro, tutto normale – dopo questo evento una serie di altri episodi che mi confermano il retro pensiero che in realtà è tutto normale, povero illuso, il volo della KLM da Milano ad Amsterdam viaggia veloce e in orario, all’aeroporto di Shipoll tutto in ordine e pulito, transfer veloci e ben indicati (non come l’uscita di Fiumicino a Roma), mentre aspetto gli imbarchi decido che è giunto il momento di andare in bagno a cambiarmi, che cavolo mica posso arrivare in Nigeria (35 gradi) con un pantalone invernale caldissimo e le dr. Martens caldissime anche loro? Mi dirigo felice di questa brillantissima idea al bagno, mi tolgo i pantaloni invernali e metto quelli estivi, mi tolgo le dr. Martens e metto le mie nike running (che poi io no running da quel di…vabbè), tolgo il pile e rimango con la mia mitica t-shirt “Respect My Authority” con Cartman vestito da poliziotto, entra in quel momento un ragazzetto, che inizia anche lui a cambiarsi, mi guarda sorridendo, io lo guardo e lui bello, splendente e sorridente mi dice: “allora ci vediamo sul volo per Rio!!!”, il vostro eroe rimane per un secondo stupito, come se stesse sognando, poi si ricorda che è ad Amsterdam, in aeroporto, in bagno a cambiarsi perché deve andare in Nigeria…”mavaffanculotueriodimmerdavaffanculovà”, il ragazzotto perde il suo sorriso smagliante, neanche avesse fumato 1000 sigarette al giorno per tre anni, e il vostro eroe esce fuori dal bagno, sempre incazzato, ma più sollevato, chi lo dice che un vaffanculo di cuore non fa bene? Ad ogni buon conto torno all’imbarco, che è ora di salire sull’aereo…insomma saliamo, a parte la piccola tentazione, a cui ovviamente ho ceduto, di guardare due puntate di Scrubs in inglese, studio quasi tutto il materiale del corso, dopo circa sette ore atterriamo a Lagos, ore 19.55, in orario, solite simpatiche procedure per il passaporto, seguendo le quali è necessario, disporsi in file casuali (mica la solita differenza Paesi extra Africa e Paesi Africa), vedersi passare avanti persone in modo casuale e accompagnate ora da un militare ora da un altro civile che magari passava di li per caso, quindi consegnare il visto con la richiesta di entrata compilata a un signore seduto, stanco su una sedia, vederselo ridare indietro e intraprendere una seconda fila casuale, più lunga della precedente perché in questa sono confluite tutte le altre file precedenti, secondo i voleri di un simpatico militare che probabilmente è lo stesso che ha inventato la procedura della fila casuale, vabbè, ma questo è normale, come vuoi non stare 45 minuti, un’ora in fila per vedere il tuo passaporto timbrato in maniera cumulativa con quello di altre dieci persone, che dio non voglia qualche volta si sbagliano e ti consegnano il passaporto di tale Laden Bin e poi vedi come rimpiangerai la tua nazionalità. Insomma le procedure per il passaporto hanno termine…questa volta mi sono portato il bagaglio a mano, quindi non devo neanche aspettare una valigia che non arriverà mai…mi dirigo verso l’uscita dell’aeroporto, e lì c’erano tutte le più grandi compagnie petrolifere del mondo: Shell, Total, Erg, Tamoil…peccato che io fossi lì per ENI, l’unica che non c’era!!! Neanche fossi Paperino mi metto lì ad aspettare e mi dico…di certo il simpatico ragazzo starà per arrivare, io rimango qui, come dice il manuale, opportunamente fornitomi da gino ENI, “quando arriverete in aeroporto, ci sarà una persona incaricata ad attendervi (si nei tuoi fottuti sogni), nel caso in cui, la persona incaricata non fosse presente, ma questa è un’eventualità che ci sentiamo di non confermare (peccato tu non la voglia confermare perché tua sorella mi conferma sempre gli appuntamenti!!!), rimanete in attesa all’interno dell’aeroporto, in pochi minuti la persona incaricata arriverà”…attesa del vostro eroe 45 minuti, telefonate del vostro eroe all’amico nigeriano Patrick tre, e, in pochi minuti, solo aspettando, la persona incaricata arriva, prendendoti anche per il culo: “ma io ero qui!”, come ero qui?!?! Quando? Quale anno?!!!!??! Vabbè visto che la persona incaricata è quella che mi deve portare a destinazione (ndr. il secondo aeroporto di Lagos por chi no abla), decido di non farlo adirare dicendo cosa penso di lui, della mamma, della sorella e dell’eventuale moglie, lo seguo e nel nostro tragitto insieme oso chiedere: “quando partirà il volo per Portharcourt (tu che non sapevi dove sta Portaharcourt ora hai capito oppure necessiti che ti invii un mappamondo a casa?)?”, la persona incaricata mi guarda con fare sospetto e tranquillamente dice: “sleep here, tomorrow six you flight” (solita frase di Angelo Scacco, la prossima persona che osa solo pensare che il vostro eroe non parla inglese in maniera comprensibile, giuro sudddio che la mando in Nigeria, a fare il/la cameriere/a in un bar frequentato solo da nigeriani, bar non provvisto di listino prezzi e prodotti), come “sleep here, tormorrow six you flight”?!? che vuol dire io non c’ho le ali, c’è un aereo alle sei? Devo svegliarmi a che ora? Dove dormo? Mentre tutte queste domande affollavano la mente del vostro eroe, la persona incaricata lo faceva salire su un piccolo furgoncino, con un autista e un soldato con un simpatico AK-47 (comunemente chiamato mitra kalashnikov di fabbricazione russa), chiudeva la porta e salutava, pensiero del vostro eroe – sono fottuto – il furgone si allontana dall’aeroporto portando con se il vostro eroe e le sue domande senza risposta…alchè penso che probabilmente il signore che porta il furgone, magari è lo stesso che domani mattina mi verrà a prendere…quindi oso un: “domani mattina a che ora passerai a prendermi, bro?” la sua risposta è stata “six”, come six? La persona incaricata ha detto: “six you flight”?, “sei sicuro?” ripeto, in quel mentre si gira il signore con l’AK-47 di fabbricazione russa e dice: “six”, come diceva il poeta: quando l’uomo con l’AK-47 incontra l’uomo con il giubbotto dello sciclub, l’uomo con il giubbotto dello sciclub è un uomo morto, quindi mi taccio e le nostre comunicazioni si interrompono, nel mentre il furgone viaggiava nel mezzo del traffico della sera di Lagos, ecco diciamo che le regole della strada sono inesistenti, un’auto/camion/furgone/motorino può sorpassare da destra, da sinistra se come kit di supercar ha il turboboost anche dall’alto, i guidatori suonano in continuazione il clacson a scopo precauzionale, cambiano direzione senza utilizzare le frecce, perché loro so nigeriani mica indiani, nel mentre io mi dico, vabbè anche noi non seguiamo pedissequamente le regole, anche noi suoniamo il clacson per chiedere spazio alle altre macchine, ecco è in quel momento che il mio sguardo cattura un elemento nuovo…sulle prime mi dico, no hai visto male, di certo, poi l’episodio si ripete, una, due, tre, quattro cinque sei sette, erano persone che correvano da un lato all’altro di una superstrada! Ma come attraversano la superstrada così, non ci sono altri modi? Visto che gli episodi si sono perseguiti per tutto il viaggio evidentemente non c’è altro modo! Fatto sta che fino al nostro arrivo a destinazione ho tenuto gli occhi chiusi, in attesa del tonfo di un corpo umano contro il furgone, tonfo che non è arrivato, ma che non sono certo non arriverà in futuro. Arrivato alla “guess house”, il signore che guida mi dice “go out, tomorrow six”, io senza aspettare che il signore con l’AK-47 mi ripeta l’ordine, magari rinforzandolo con dei colpi di mitra, mi dirigo verso l’unica porta possibile, entro e trovo un simpatico ragazzo nigeriano che stava dormendo (in effetti erano le 22.30), mi guarda, mi porge delle chiavi e dice: “105”, noooooooooooooooo cazzo Gigione!!! È stato come un cerchio che si chiude…prendo le chiavi, non ci ho provato neanche a chiedere un’altra camera, per paura che arrivasse il simpatico ragazzo con l’AK-47 disegnando “105” con la sua simpatica mitragliatrice. Esco dalla porta, per cercare l’eventuale ingresso alla room 105, e mentre seguo il muro di recinzione, ovviamente elettrificato, incappo in un altro simpatico ragazzo con l’AK-47 in spalla, che mi guarda sospetto, alchè il vostro eroe decide di alzare la chiave della room 105 come a dire:”sto cercando la mia camera, la prego signore con l’AK-47 non mi uccida”, lui passa al mio fianco e se ne va, tiro un sospiro di sollievo e continuo a seguire il muro, finalmente trovo una porta di ingresso…entro, seguo le indicazioni, con numeri messi a caso, come nei migliori alberghi, e giungo infine alla mia room 105, entro, rantolo verso il letto, verifico il risultato di inter-roma, godo, chiudo gli occhi…alle 5.00 suona il telefono…noooooooooo, ma chi cazzo è alle 5 del mattino a Lagos, chi cazzo sa dove sto, non lo sa neppure mia mamma!?!?! Una simpatica voce dice:”auomatic wake up, want breakfast?”, il vostro eroe risponde: “half past five”, scivola verso la doccia, si veste, controlla l’orologio, 5.30, scende verso il ristorante, vuoto, va verso la porta con la scritta staff only, vuoto…un pensiero entra nella testa del vostro eroe – ma che cazzo mi hanno preso per il culo? – decide quindi di recarsi dal simpatico ragazzo della reception, e gli dice: “caro amico mio che poi sei quello che mi ha svegliato, senza che nessuno te lo chiedesse, al ristorante non c’è nessuno, ho controllato”, il simpatico ragazzo risponde :”there is the guy”, ma come “there is the guy”, i veng dalla font e tu di ca n’n c’ stà acqua (ndr. tipica espressione che sta a significare, ma brillantissima testa di cazzo, come puoi tu essere più informato di me riguardo una situazione che ho testè verificato in loco, mentre tu se ben lontano dal loco nel quale ho verificato la situazione?)? Ad ogni buon conto decido di non protestare e ritorno sui miei passi, entro nuovamente nel ristorante e chi ti trovo? “Nessuno” dirà il mio lettore, no! No! Trovo “there is the guy”! che mi chiede gentilmente cosa voglio per colazione, opto per una sana ananas fresh e un succo di arancia, ovviamente lui mi porta del melone, dell’anguria e un succo di ananas, non perché il vostro eroe avesse sbagliato l’ordinazione, ma perché aveva solo quello…ma allora io mi domando e dico che cazzo mi chiedi cosa voglio? Dimmi ho questo ti sta bene? Io tanto ti dico sempre di si, cazzo mi sembri mia madre quando prepara a cena, che uno torna a casa alle 19, e lei ti dice: “che ti va a cena?”, tu ben felice della domanda rispondi “BIS-TE-CCA!” e lei di rimando: “Ah, ma io ho fatto la frittata!”, ma cazzo non mi far venire l’acquolina inutilmente per due secondi! Dimmi, c’è la frittata! Cazzo! Comunque “ho la mia colazione” e mi ridirigo davanti alla reception in attesa del mio mezzo…sei, sei e un quarto, sei e mezzo…sette meno un quarto arriva il mezzo, mmmmh ho come l’impressione che io il corso non lo inizierò alle 9.00, chissà come mai!?!? Accetto il mio destino e salgo sul furgone, notando una simpatica crepa sul parabrezza…non voglio immaginare il motivo, anche se già mi vedo un povero ragazzo falciato mentre corre libero sulla superstrada…ovviamente al mattino nulla è cambiato…lo stile di guida, i clacson, gli attraversamenti selvaggi…mi sento quasi a mio agio e la cosa mi preoccupa leggermente. Si arriva all’aeroporto, oramai, il ritardo è quasi biblico (eh si vede che non c’è più LUI, mi imbarco sul volo Lagos-Portharcourt, arrivo in quel di Portharcourt alle 9.30 e penso – bene da mezz’ora ho NON iniziato il corso di formazione – mentre penso vengo richiamato da un altro simpatico ragazzo dell’ENI, che fico mi dico, la “persona incaricata” è già qui! La persona incaricata mi prende il bagaglio a mano, mi fa attraversare un bellissimo parcheggio NON asfaltato, il vostro eroe scrutando l’orizzonte pensa – mmmh forse questa volta non ci sarà il mezzo blindato, magari riesco a fare il viaggio su un mezzo con gli ammortizzatori – ma proprio mentre questa illusione nasce, muore! Un Hummer blindato mi si para davanti, la persona incaricata sale con me sul mezzo e si siede al mio fianco, partiamo, sono le 10.00, mi volto verso la persona incaricata e chiedo: “a che ora arriveremo?”…la persona incaricata dorme…ma come dormi?!?! Sono le 10 del mattino! Vabbè vediamo di rivedere tutto il programma del corso mi dico, come minimo si partirà con due ore di ritardo…tanto è gratis! Ora fra una riprogrammazione e un’altra, e dopo un’ora si arriva alla base, primo cancello passato, secondo cancello passato, terzo cancello passato e mi sembra di essere tornato in un luogo familiare…si familiare nel senso di posto nel quale tutti conoscono tutti…infatti scendo dal mezzo e incontro: il responsabile della logistica, al quale devo gratitudine e una t-shirt, il medico siriano partecipante al mio primo corso, il ragazzo francese che ha fatto il viaggio con me la prima volta (mmmh questo doveva stare qui sei mesi…è passato quasi un anno…bene direi); ad ogni buon conto, corro in camera, tanto oramai so dov’è, mi sciacquo il viso e corro verso i miei partecipanti…che ovviamente NON erano lì ad attendermi…si perché nonostante gli fosse stato comunicato che il corso sarebbe iniziato alle 11.30 i miei ragazzi, tanto per dare l’imprinting ai nostri due giorni da vivere insieme, non c’erano…alchè mi metto in giro per la base, cercando il mio amico Patrick…lo trovo e gli dico: “Patrick, ma i partecipanti non sono in aula!”, lui mi guarda, sorride e dice “there are the guys”, come there are the guys?!?! Il vostro eroe pensa la stessa cosa pensata nella primissima mattina a Lagos, ma decide di fidarsi…i ragazzi sono lì, si i ragazzi sono lì, e infatti i ragazzi sono lì…sono lì, lo voglio anche io sto dono di dire “the pen is on the table” e poi la penna appare sul tavolo, finalmente!!! Vabbuò tralascio gli aspetti tecnici del corso, che al lettore non interesseranno (tanto al lettore non è che gli frega che cazzo di lavoro fa il suo eroe, per lui potrebbe fare qualsiasi cosa, vendere pentole, bombe atomiche, insegnare le tecniche amatorie, fornire istruzioni per cucinare il pollo in fricassea, commerciare in diamanti, pari sono), dicevo, tralasciando gli aspetti tecnici del corso, il vostro eroe vorrebbe sottolineare alcune peculiarità dei partecipanti nigeriani ad un corso di formazione…puntualizzazione sono tutti bravissimi ragazzi, intelligenti, che si applicano, con la testa al solito posto, cioè sul collo, ma hanno delle particolarità…mentre il docente sta cercando di trasferire loro qualche concetto, decidono liberamente di alzarsi per uscire dall’aula, quando il docente dice “dieci minuti di pausa” loro intendono “ragazzi ora c’è la pausa, fate come cazzo vi pare, andate pure in giro e tornate quanto più vi aggrada, servo vostro”, chiamano il docente “Mr. Scacco”, provocando un terribile torcicollo dello stesso che ogni volta si voltava a cercare suo padre o suo nonno, non trovando sistematicamente nessuno e ricordandosi che cazzo sono io Mr. Scacco; per quello che può contare il corso è andato molto bene, preso buoni voti, fatto ballare una serie interminabile di scimmie, provocato l’ilarità generale con simpatiche battute. Se il corso è andato bene, è il vostro eroe che ha avuto un pensiero insano…alla fine del secondo giorno, stavo tornando verso la mia camera, lo zaino sulle spalle, le mani in tasca, andatura barcollante, supero la porta blindata che da accesso alla zona delle accomodation, saluto il ragazzo con il mitra, continuo la mia camminata, quando ad un certo punto mi blocco – mmmmh, ma che cazzo ho pensato? – faccio rewind…supero la porta blindata che da accesso alla zona delle accomodation, saluto il ragazzo con il mitra, continuo la mia camminata…”però non sarebbe male venire a lavorare qui”…- mmmmh, ma che cazzo ho pensato? Come non sarebbe male venire a lavorare qui? A Portharcourt? Praticamente in galera?! Si però qui ci sono i tuoi cari amici cuochi emiliani, i quali anelano solo il tuo bene e farti mangiare dadddio, e ad ogni buon conto non è che tu a Milano faccia questa vita da gran viveur, quindi che cosa cambierebbe rispetto a stare qui a Portharcourt? Beh in effetti, qui potrei lavorare tranquillo, non è che ci siano tremende pressioni sulle performance, basta andare in ufficio, fare il proprio, certo qualche volta bisogna uscire dalla base per andare “on the site”, ma in quei casi c’è la scorta, quindi non ci sono problemi, vabbè al momento non è da contemplarsi, ma magari in un futuro più o meno lontano…pensaci bene, qui puoi dire che hai lavorato come un negro, avrai “il tuo negro” (citazione alta che non mi aspetto tutti possano capire, ma prima o poi sarete edotti anche su questo, a proposito avete preso informazioni su Toni Tammaro?), potrai rimanere in ufficio fino a tardi senza il patema di dover tornare a casa, casa è lì a 100 metri, se ti ubriachi non ci sono problemi, puoi dormire fuori all’aperto, e poi non ci sarebbero problemi a tornare gattoni a casa sono solo 100 metri, quanto ci metterai a fare 100 metri gattoni, nella peggiore delle ipotesi 30 minuti, un’ora?!? Ok, ok, vediamo cosa si può fare al mio ritorno in Italia, e intanto vediamo di tornarci.

Il mio lettore non si deve sentire preoccupato per questo discorso fra me e me, è normale visto che mentre lo facevo ero entrato in camera, ero da solo con chi dovevo parlare? – è proprio a questo punto che uno si dice che certi sogni sono veramente assurdi, e che la sera basta mangiare pesante…

…dunque dicevo…ho deciso di scrivere un diario del mio viaggio da Milano a Portharcourt andata e ritorno…solo che non ho più voglia di raccontare cosa mi è capitato, vabbè sarà per un’altra volta, tanto ricapiterà di tornare a Portharcourt.


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