giovedì 6 maggio 2010

Severgnini...

...ora io questa cosa l'ho già detta tempo fa...Severgnini...non perchè sia interista...è uno dei più grandi analisti e anche visionario che abbiamo in Italia...è la dimostrazione di come analizzando la realtà che ti circonda, non dimenticandoti del passato, tu poi possa ipotizzare quello che potrebbe essere uno scenario futuro...

"Ci avessi preso così anche col calcio e la politica, accidenti.
Avessi trent'anni di meno, e dovessi pensare a un mestiere, sceglierei di nuovo il giornalismo. Oppure - perché no? - la pubblicità. Qualcuno dirà: perché non le piattaforme petrolifere o il collocamento dei bond greci, visto che le piacciono le cose complicate? Risposta: perché le difficoltà sono energetiche. E' l'abitudine che spegne le teste e le professioni.

Certo: i giovani colleghi si affacciano sul mondo del lavoro nel momento più schifoso a memoria di cronista; e devono pure scontrarsi con i nostri egoismi. Ma hanno a disposizione un mezzo meraviglioso: internet. Solo la generazione degli anni '30 ha avuto la stessa fortuna, negli anni '50: nasceva la televisione. E i ventenni erano lì, a farle da ostetriche e da balie.

Oggi è perfino meglio. Per lavorare in TV occorreva - occorre ancora - una TV. Per cominciare a lavorare su internet - sì, anche in video - bastano un computer e una telecamera. E idee, ovviamente. Le possibilità di creazione, trasmissione, fruizione e condivisione sono spettacolari. Domanda: tutta questa meraviglia serve per pagarsi l'affitto?

Qui entrano in gioco i pubblicitari. Puntare su internet è un azzardo? Non avrà ragione Eric Clemons (Wharton School), per cui della pubblicità in rete "non ci fidiamo, non abbiamo voglia, non abbiamo bisogno"? Risposta: no, ha torto. Certo, bisogna scegliere tempi e mezzi giusti. I social networks non sono adatti - la pubblicità su Facebook infatti non decolla - mentre funziona quella che precede i video, per esempio. Già tre anni fa DoubleClick (poi comprata da Google) segnalava che un video aveva lo 0,4%/0,7% di possibilità d'essere cliccato, contro lo 0,1%/0,2% di un'immagine (web banner con relativo link).

Qualcuno dirà: i video? ma chi li guarda? Be', tanta gente. Nel dicembre 2009, negli USA, ne sono stati visti 33 miliardi; nel dicembre 2007 erano 10 miliardi. In Europa ci arriveremo. Oggi in Francia, Germania e UK ci sono 30 connessioni banda larga ogni 100 abitanti; in Italia e Spagna 20. Numeri che crescono in fretta. Gli adolescenti - se ne avete uno per casa, lo sapete - consumano video a go-go: professionali (come quelli su Corriere TV e Gazzetta TV) e generati dagli utenti (il 23 aprile YouTube ha compiuto 5 anni). In Italia - ricorda Emilio Pucci di e-Media Institute - si vendono 5 milioni di televisori l'anno (uno ogni cinque famiglie!): i nuovi modelli sono già attrezzati per la banda larga (OTT, Over the Top Television). E vedrete il botto di iPad, se non verrà strangolato in fasce dalla scarsità di wi-fi, su cui il governo sembra puntare poco (sarà un caso?).

Ecco: questo pubblico dobbiamo imparare a servire (noi giornalisti); in questo mercato dovete provare a investire (voi pubblicitari e aziende). Costa poco, per ora: è il tempo, meraviglioso e incosciente, degli esperimenti. Dite che mi illudo? Be', nel 1995, appena arrivato al "Corriere" dall'America, ripetevo alla noia che internet ci avrebbe cambiato la vita: e qualcuno mi dava del matto.
Beppe Severgnini"

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